Carestia significa, letteralmente, “grave mancanza”. Grave mancanza di cibo, per la precisione. Le cause e le conseguenze possono essere diverse. Un problema che può essere classificato facendo ricorso all’IPC.
L’insicurezza alimentare
Per insicurezza alimentare s’intende la difficoltà, per un dato periodo di tempo, per una popolazione di riuscire a procurarsi il cibo necessario per la sopravvivenza e per svolgere tutte le normali attività quotidiane.
L’Integrated food security phase classification
Si tratta di un insieme di strumenti standardizzati il cui scopo è fornire dei parametri condivisi per classificare la condizione d’insicurezza alimentare in base alla gravità della situazione. Proprio perché l’IPC si fonda su parametri standardizzati, permette di fare comparazioni sia nel tempo sia tra Paesi.
La classificazione
L’Integrated food security phase classification definisce, quindi, le diverse fasi dell’insicurezza alimentare. Per la precisione, tali fasi sono cinque:
- Generale sicurezza alimentare;
- Moderata insicurezza alimentare;
- Acuta crisi alimentare e dei mezzi di sostentamento;
- Emergenza umanitaria;
- Carestia/catastrofe umanitaria.
La carestia
Secondo quanto stabilito dall’IPC, si parla di carestia, o di catastrofe umanitaria, in un determinato Paese quando:
- Almeno il 20% delle famiglie deve far fronte a una totale mancanza di cibo;
- Almeno tre persone su dieci mostrano segni di malnutrizione acuta;
- Il tasso di mortalità supera i due decessi ogni 10mila persone al giorno sul totale della popolazione.
Sembra eccessivo? In realtà, catastrofi di questo genere colpiscono, periodicamente, molti Paesi del mondo. In particolare, ne sono molto soggetti numerosi Paesi dell’Africa subsahariana.
Cosa si può fare?
È importante specificare un concetto: se le cause di una carestia possono non essere prevenibili, si può fare tanto per gestire al meglio le conseguenze. Basterebbe prevedere delle adeguate scorte alimentari e idriche, e allestire dei centri dove le popolazioni più povere possono trovare aiuto in caso di carestia.
Come si può fare tutto questo? Con il contributo dell’adozione a distanza.
Fonte immagine: Danielle Peck/ActionAid.org.uk