Ogni anno in Bangladesh migliaia di persone e famiglie vulnerabili sono costrette ad abbandonare la propria terra d’origine soprattutto a causa di disastri ambientali: inondazioni, cicloni, maremoti, ma anche eventi a lenta insorgenza come l’innalzamento del livello del mare e la salinizzazione delle acque dolci. Il numero degli sfollati interni, cioè persone che migrano verso altre città all’interno del proprio Paese, è in costante aumento. Solo nel 2022 il fenomeno ha riguardato 7,1 milioni di bengalesi.
Come ActionAid, facciamo tutto ciò che è in nostro potere per aiutare i bambini e le loro comunità ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico e a sviluppare la resilienza necessaria per convivere con questo fenomeno, senza dover essere costretti a lasciare la propria terra. Tutto questo è possibile grazie all’adozione a distanza.
Emergenza Climatica in Bangladesh
Il Bangladesh ha registrato negli ultimi anni un’escalation della frequenza e dell’intensità delle calamità ambientali. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, l’organizzazione internazionale non governativa che monitora la situazione globale delle migrazioni interne, il Bangladesh è il terzo Paese al mondo con più alto rischio di sfollamento per alluvione.
Il Paese è particolarmente esposto agli effetti dei cambiamenti climatici a causa della sua posizione e connotazione geografica. Nel 2018, sono state 17,2 milioni le persone costrette a migrare a causa di un disastrocome una tempesta, un'inondazione o un ciclone, e oltre 10,8 milioni a causa di conflitti e violenze. In Bangladesh, gli effetti principali del cambiamento climatico si vedono nelle comunità di pescatori o agricoltori che vivevano nelle zone rurali e sono costrette a migrare nella parte più interna, verso le città, andando incontro a situazioni precarie e di sfruttamento. Vengono definiti IDPs (Internally Displaced Persons) e si spostano per la maggior parte nella capitale, Dacca, una delle città più popolose del mondo, dove vivono quasi 20 milioni di persone. La densità di popolazione della capitale è di 45.196 persone per chilometro quadrato, circa 45 volte maggiore rispetto alla densità abitativa di Roma. Questo fa sì che le strutture socio-sanitarie e i servizi primari siano in grave sofferenza. In questa situazione le disuguaglianze e le discriminazioni sono all’ordine del giorno.
Le persone costrette a spostarsi a Dacca, infatti, diventano spesso vittime di sfruttamento e vivono in condizioni di sicurezza precarie, in baraccopoli sfornite dei servizi più basilari come l’accesso all’acqua corrente e all’elettricità. Nei prossimi anni è previsto che più di 10 milioni di bengalesi saranno costretti a migrare dalla loro terra per problemi legati all’emergenza climatica.
Adozione a distanza e Cambiamento climatico
Le storie dei migranti climatici si somigliano tutte. Sono storie di perdita della propria casa e dei propri mezzi di sostentamento. Mentre alcuni di loro scelgono le grandi città come Dacca o Chittagong, altri provano a muoversi verso luoghi più vicini alle zone rurali come Barisal, per non allontanarsi troppo dalla propria famiglia di origine. Nelle cittadine più piccole, è anche possibile trovare rifugio vicino ai fiumi, come il Namar Char: un corso d’acqua infatti garantisce molte risorse importanti, come l’accesso all’acqua potabile e all’igiene, ed è spesso condiviso tra molti nuclei familiari.
I rifugi sono sovrappopolati con intere famiglie che vivono in una sola stanza, in luoghi dove i comuni non sono obbligati a fornire servizi idrici o di smaltimento dei rifiuti, favorendo così il diffondersi di malattie altrimenti prevenibili.
Ogni giorno, grazie all’adozione a distanza, lavoriamo per dare supporto ai bambini e alle famiglie più colpite dai cambiamenti climatici e per aiutarle a gestire al meglio situazioni di emergenza come queste. In Bangladesh stiamo investendo per sostenere le persone che hanno perso tutto nel corso di eventi climatici come il Ciclone Fani, e per promuovere piani di gestione delle situazioni di crisi che potrebbero verificarsi in futuro. Aiutaci anche tu: dona ora!