Nel 1989, la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia ha riconosciuto per la prima volta che anche i bambini sono titolari di diritti, e che questi diritti vanno rispettati e tutelati. Nel 2023, con il Commento Generale n. 26, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ha dichiarato esplicitamente che i bambini e le bambine hanno diritto a vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile. Delineando inoltre delle misure da attuare per proteggere le prospettive delle future generazioni.
Questo diritto, oggi più che mai, viene messo a repentaglio dagli effetti dei cambiamenti climatici, che hanno gravissime ricadute sulla possibilità dei bambini di vivere un’infanzia serena e di godere appieno dei propri diritti.
Noi di ActionAid abbiamo come obiettivo quello di garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine i diritti fondamentali, come l’accesso al cibo, all’istruzione, allo sviluppo e a standard di vita più
adeguati, ma anche quello di rendere le comunità in cui cresceranno questi bambini e bambine più resilienti davanti al cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico: cause e conseguenze sui diritti dei bambini
I bambini e le bambine hanno la responsabilità minore sulla crisi ma ne pagano di più di tutti le conseguenze: attualmente, ci sono un miliardo di bambini che vivono in Paesi minacciati dall’emergenza climatica e ogni anno sono 1,7 milioni sotto i 5 anni a perdere la vita a causa di danni ambientali evitabili.
I cambiamenti climatici e l’inquinamento minacciano la salute, l’accesso al cibo, l’accesso all’istruzione e lo sviluppo di un futuro sostenibile per i bambini. Compromettono la salute dei bambini perché sono più vulnerabili dal punto di vista fisico generando conseguenze anche dal punto di vista psicologico.
Il Commento Generale n. 26 è stato redatto grazie all’impegno intergenerazionale di 121 Paesi membri dell’Onu, per un totale di 16mila contributi che hanno coinvolto anche 12 giovanissimi consulenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Tra loro c’era Aniva, una ragazza di 17 anni attivista per il clima e i diritti dell’infanzia delle isole del Pacifico, per la quale il documento serve non solo a porre di nuovo l’attenzione globale sulla tematica, ma anche a far capire agli stessi bambini che crescere in un mondo sano è un loro diritto sin dalla nascita.
Nel documento si specifica che la crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia e che ogni governo ha l’obbligo di proteggere tali diritti. Gli Stati sono ritenuti responsabili dei danni ambientali che avvengono all’interno e all’esterno dei loro confini, nonché delle violazioni dei diritti dei bambini di oggi e del futuro. Tutti i Paesi sono obbligati a intraprendere azioni che avvicinano il mondo alla sostenibilità: partendo dall'eliminazione graduale dell’utilizzo di carbone, petrolio e gas naturale, migliorando la qualità dell’aria e l’accesso all’acqua potabile, trasformando l’agricoltura, la pesca e la produzione di alimenti per proteggere la biodiversità.
L’adozione a distanza: uno dei passi per avvicinarci all’obiettivo
Grazie all’adozione a distanza, lavoriamo per aiutare le famiglie e i bambini a rafforzare la propria resilienza di fronte agli effetti del cambiamento climatico. Questo è possibile attraverso progetti che garantiscono l’istruzione, l’accesso garantito ai servizi idrici, igienici e sanitari, alla salute, alla nutrizione e alla riduzione generale della povertà.
Tra i Paesi che stanno soffrendo maggiormente gli effetti del cambiamento climatico ci sono Kenya, Somalia ed Etiopia. In Kenya, grazie al sostegno a distanza, abbiamo fatto la differenza per 2000 famiglie che non avevano accesso all’acqua, lavorando anche nelle scuole per dare ai più piccoli gli strumenti per convivere con la siccità. Grazie ai Junior Farmers Club,invece, i bambini imparano a coltivare le piante resistenti, che possono dare loro sostentamento anche in condizioni di siccità gravi.
Dal 2019 è attivo inoltre il progetto SAMPAK, che porta modelli agroecologici di produzione sostenibile nelle aree aride e semi aride della regione. Grazie all’adozione a distanza stiamo formando anche 94 “Agricultural Champions” che diventeranno tutor di altri 7800 agropastori.
Adottare a distanza non significa solo istruzione e cibo per un bambino, ma anche collaborare per restituirgli un ambiente sano dove crescere. Il momento di agire è adesso: dona ora!