Settembre. Per molti bambini, questo mese segna l’inizio di un nuovo anno scolastico. Le cartelle vengono riempite di quaderni e matite, i grembiuli stirati e le scarpe nuove allacciate. Il ritorno a scuola è un rituale che, nei Paesi più fortunati, si ripete ogni anno, con l’entusiasmo e la trepidazione di chi sa di poter contare su un diritto fondamentale: l’istruzione.
Ma mentre milioni di bambini si preparano per tornare tra i banchi, ce ne sono altrettanti che non conoscono il suono della campanella. Bambini che, invece di impugnare una penna, stringono tra le mani strumenti di lavoro. Sono i bambini lavoratori, costretti a trascorrere le loro giornate nelle miniere, nelle fabbriche, nei campi, o in altri contesti di sfruttamento.
Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), il lavoro minorile riguarda ben 160 milioni di bambini nel mondo, di cui 79 milioni impiegati in attività particolarmente pericolose. Milioni di bambini che non possono frequentare la scuola perché costretti a lavorare, spesso rischiando la loro vita. e spesso.
Testimonianze sul lavoro minorile: la storia di Kushi
Kushi è una bambina del Bangladesh. Frequentava la quarta elementare quando ha dovuto lasciare la scuola e iniziare a lavorare per aiutare la madre a sostenere la famiglia.
Ha lavorato in una fabbrica di abbigliamento occupandosi della filatura, ma oltre alla rinuncia alla scuola, il lavoro le ha portato anche percosse e maltrattamenti: spesso il suo capo reparto la picchiava. Principalmente per questo motivo Kushi ha dovuto allontanarsi da quel posto orribile in cui aveva paura di andare ogni giorno.
Kushi non era l’unica bambina sfruttata in quella fabbrica, così come i milioni di bambini costretti a lavorare nelle fabbriche tessili del fast fashion.
Tornare a scuola grazie al sostegno a distanza
Da quando Kushi e la sua famiglia sono entrata in contatto con i tanti progetti Actionaid a sostegno dei bambini e delle loro comunità, la speranza è tornata ad affacciarsi nel suo futuro: ha potuto lasciare il lavoro e ha ripreso ad andare a scuola.
Kushi ora può continuare a studiare e coltivare il suo sogno di diventare un medico.
Il back to school diventa così non solo un rito di passaggio per i bambini nei Paesi più sviluppati, ma anche un momento di riflessione sui diritti negati ai bambini e sull’opportunità di cambiamento per milioni di piccoli che, senza un aiuto, non potrebbero mai avere accesso all’istruzione. Grazie all'adozione a distanza, un bambino lavoratore può diventare uno studente, e una giornata di fatica può trasformarsi in una giornata di apprendimento.
Lavoro minorile: testimonianze dalle miniere e dai campi
Oltre che nelle fabbriche, tante sono anche le testimonianze dei bambini sfruttati nelle miniere. Questi bambini non conoscono altre realtà se non questa, le cui conseguenze sia fisiche che psicologiche possiamo solo immaginare. Il back to school per loro non esiste, la maggior parte di loro la scuola non l’ha mai cominciata.
Per questo motivo il sostegno a distanza supporta le comunità dei bambini che vengono adottati attraverso i progetti ActionAid: per garantire indipendenza economica alle famiglie e consentire di mandare i più piccoli a scuola, ma anche per fornire fondi e materiali perché la scuola esista, possa funzionare e diventi parte integrante dell’intera società.
Ogni contributo, piccolo o grande che sia, fa la differenza. Scegliere di sostenere un bambino a distanza significa fare un passo concreto verso la costruzione di un mondo più equo, in cui ogni bambino abbia la possibilità di imparare, crescere e sognare.
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