26 Settembre 2016

alluvioni Bangladesh

Il Bangladesh è un Paese dove il 36 per cento della popolazione vive in condizione di povertà estrema. Ed è un Paese che ogni anno deve contare le vittime e i danni causati dalle violente alluvioni.

La situazione

L’estrema povertà del Bangladesh non fa che peggiorare le conseguenze, già di per sé gravi, delle alluvioni.

  • Nel 2014, le abitazioni di 150mila persone furono completamente distrutte dalle inondazioni.
  • Cicloni e tempeste diventano sempre più devastanti e mettono a rischio soprattutto le vite di donne e bambini.
  • Ogni anno, un terzo del territorio del Bangladesh è soggetto a inondazioni, che colpiscono più di dieci milioni di persone ogni volta.
  • Durante i disastri climatici come le alluvioni, le bambine potrebbero subire pressioni per sposarsi giovani o lasciare la scuola. Si consideri che in Bangladesh circa tre milioni e 300mila bambini non vanno a scuola.

Le storie

Sabita ha 42 anni, tre bambini e vive nel distretto di Patuakhali. Questa zona è spesso colpita da disastri naturali che ogni anno diventano sempre più intensi. “Chi ha vissuto sulla propria pelle un’alluvione o una siccità sa quello che sto dicendo. E sa che in testa si ha un solo pensiero: fare in modo che la prossima volta non accada la stessa cosa”.

Lamia ha 10 anni e vive a Char Bangla. Con molta probabilità, nel 2007 è sopravvissuta al ciclone soltanto grazie all’adozione a distanza. “Gli insegnanti ci dicono che quando arriva ci sono dei venti fortissimi e succedono molte cose brutte”.

Taslima ha 35 anni e vive con i suoi cinque bambini in una baracca costruita sull’argine di un fiume. Le tempeste, sempre più frequenti, hanno distrutto la loro casa già due volte. “Quando i miei bambini piangono per la fame, sento come una fitta al cuore”.

Cosa possiamo fare

Gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici è uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Proprio a causa di tali cambiamenti le alluvioni in Bangladesh sono sempre più disastrose.

Per far fronte a questo problema, bisogna approntare piani per la gestione delle emergenze, consolidare gli argini dei fiumi e formare dei gruppi di primo intervento. E possiamo fare tutto questo grazie all’adozione a distanza.

 

Dati: ActionAid.org.uk