12 Novembre 2015
Basta il solo nome a mettere paura. Paura del contagio. Paura di qualcosa di ineluttabile. Invece conoscere l’AIDS è l’unico modo per proteggere dal contagio e dalla malattia.
- L’acronimo. AIDS sta per Acquired immune deficiency syndrome, sindrome da immunodeficienza acquisita. Semplificando molto, la malattia attacca e distrugge il sistema immunitario di una persona. Di solito, il decesso è causato dal sopraggiungere di infezioni o neoplasie.
- HIV e AIDS. Vengono spesso confusi ma non sono la stessa cosa. L’HIV è il virus che causa l’AIDS. Le persone HIV-positive (o sieropositive) non sono malate di AIDS ma sono destinate a diventarlo in assenza degli opportuni trattamenti. Un soggetto viene considerato malato di AIDS quando il livello di infezione supera una determinata soglia.
- Come si trasmette. L’HIV (e non l’AIDS, bisogna ripeterlo) si trasmette in un solo modo: attraverso lo scambio di fluidi corporei infetti, come sangue, liquido seminale, secrezioni vaginali, latte materno. La saliva non è tra questi.
- Primi sintomi. Una volta contratta la malattia, il sistema immunitario comincia progressivamente a indebolirsi. Per alcuni microrganismi è sufficiente un grado molto basso di immunodeficienza per agire. Quindi i primi sintomi dell’AIDS sono molto comuni: febbre, sudorazione, ingrossamento ghiandolare, perdita di peso.
- L’HIV e i contatti umani. Come quella relativa alla saliva, è un’altra falsa credenza da sfatare: l’HIV non si trasmette con il semplice contatto.
- Evitare il contagio. Tutto sommato, per evitare il contagio basterebbe poco: niente rapporti sessuali non protetti; non scambiarsi siringhe usate; ridurre al minimo le possibilità di scambiarsi fluidi corporei come il sangue.
- Nei Paesi poveri. Il Paese più colpito è l’Africa: nel 2014, i decessi per AIDS sono stati 800mila circa. Ma l’AIDS è un problema che riguarda tutti. Si stima che, nel mondo, ogni giorno muoiano 600 bambini per cause legate all’AIDS.
C’è un’ultima cosa da sapere sull’HIV/AIDS: è possibile combattere il contagio. Se la diagnosi è tempestiva e la terapia con farmaci antiretrovirali eseguita con scrupolosità, una persona sieropositiva può avere un’aspettativa di vita indefinita. In altre parole, può avere una vita normale.