28 Gennaio 2016

adottare un bambino a distanza

Ci sono tanti, e ottimi, motivi per adottare un bambino a distanza. Ne potremmo elencare diversi. Invece preferiamo che a parlare siano i bambini che hanno ricevuto l’aiuto di qualcuno che, proprio come te, ha scelto l’adozione a distanza. Storie che valgono più di mille parole.

1. Salome

Ad appena 12 anni, suo padre e i suoi fratelli la rinchiusero in casa e chiamarono qualcuno perché le praticasse le mutilazioni genitali femminili. Salome riuscì a scappare grazie all’aiuto di sua madre. Camminò per più di duecento chilometri. Vivendo di elemosina e mangiando quello che riusciva a trovare.

Oggi Salome frequenta regolarmente la scuola, anche se non ha più rivisto la sua famiglia.

2. Krishla e Kristina

Quando lo spaventoso terremoto del 25 aprile 2015 colpì il Nepal, Krishla e sua sorella Kristina rimasero seppellite per più di mezz’ora sotto le macerie della casa dove abitavano. Quando furono ritrovate, le ferite che entrambe avevano alla testa erano molto gravi.

Furono subito portate in una struttura realizzata appositamente per prestare il primo soccorso post-terremoto. Oggi sorridono entrambe spensierate. Ma non tutti i bambini del Nepal sono stati così fortunati.

3. Ety

La casa di Ety era il bordello dove era nata e dove viveva con sua madre, una sex worker che non poteva abbandonare il suo “lavoro”, altrimenti sarebbero finite tutte e due in mezzo a una strada. La stanza di Ety era proprio vicino a dove la madre riceveva i clienti.

Oggi Ety può sperare di costruirsi un futuro migliore e di non fare anche lei la sex worker.

4. Bizunesh

A Wartu-Sefera, in Africa, essere donna significa essere costretta, fin da giovane, a stare a casa a dare una mano e lavorare. E ad andare a prendere l’acqua, camminando per chilometri e chilometri ogni giorno. Questa era la vita di Bizunesh. Ogni giorno arrivava sempre in ritardo a scuola e non aveva il tempo di studiare. Restava sempre indietro con le lezioni.

Adesso, grazie alla costruzione di un nuovo pozzo vicino al suo villaggio, Bizunesh riesce ad arrivare puntuale a scuola ogni giorno e a seguire le lezioni con regolarità.

5. Chuon

La condizione delle donne in Cambogia può essere riassunta con una sola parola: discriminazione. Le donne sono spesso vittime di violenza, soprattutto in ambito domestico. Vengono loro negati i diritti fondamentali, come studiare e lavorare. Le donne in Cambogia possono solo restare a casa.

La piccola Chuon sognava di diventare una maestra. Il suo sogno potrà realizzarsi solo grazie al contributo dell’adozione a distanza.