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La grande carenza d’acqua in Africa riguarda tutte le popolazioni del continente, da Nord a Sud. E questo rispecchia l’immagine che tutti abbiamo di questo pezzo di mondo: una terra distrutta dalla siccità, la cui situazione peggiora di giorno in giorno a causa del surriscaldamento globale.

Eppure, come dimostra lo studio Enviromental Research Letters, la mancanza d’acqua in Africa è vera in superficie, ma non nel sottosuolo. Algeria, Libia, Egitto, Niger, Chad e Sudan Occidentale, giacciono su dei bacini profondi almeno 75 metri, nascosti sotto il deserto del Sahara. Un altro grande bacino si trova sotto la terra distrutta dalla siccità della Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana, mentre il terzo è nel sud tra Namibia, Botswana, Angola e Zambia.

L’emergenza per l’acqua in Africa

E perché allora donne e bambini sono costretti a camminare chilometri ogni giorno per garantirsi acqua potabile in casa? Perché non tutta quest’acqua è facilmente raggiungibile per l’estrazione, e perché i bacini idrici sono una sorta di riserva che impiega tra i 20 e i 70 anni per essere ricaricata una volta finita. Prima di iniziare davvero a sfruttare queste risorse sotterranee, bisogna pensare a come gestirle per evitare di arrivare al punto che il suo utilizzo avvenga in modo sconsiderato, tanto veloce da rendere impossibile la sua ricostituzione. Il risultato si traduce in donne e bambini costretti a spingersi quotidianamente alla ricerca di fonti d’acqua, un’attività che non solo leva tempo importante alla scuola, al lavoro e alla famiglia, ma è anche estremamente faticosa e comporta diversi rischi.

La siccità in Africa

Corno d’Africa, Kenya, Somalia, Etiopia, Sud Sudan, il bacino del Lago Chad, sono alcuni dei territori dove oltre 21 milioni di persone stanno soffrendo per la siccità in Africa. La siccità distrugge tutto: le riserve d’acqua, di cibo, l’igiene, il bestiame (sostentamento dell’80% delle famiglie). 30 milioni di persone al momento hanno necessità critica di acqua in Africa, tra cui 1,5 milioni di bambini.

Sì, perché dove manca l’acqua, manca tutto, e quindi si è costretti a camminare per chilometri sotto al sole cocente o a emigrare direttamente, per ragioni climatiche. È solo grazie all’aiuto delle Ong come ActionAid, che costruiscono pozzi e portano cibo dove possono, che alcune di queste persone riescono a sopravvivere. La desertificazione si è portata via tutto, e la mancanza di aiuti concreti impedisce di sfruttare con criterio una risorsa che esiste.

Ci basti pensare che, in Congo, solo il 26% delle persone ha accesso all’acqua potabile, quando questa terra contiene quasi la maggioranza dell’acqua dolce africana. Nei villaggi invece le persone bevono l’acqua delle sorgenti, quando ne hanno a disposizione. Ma la mancanza di norme igieniche espone quest’acqua a contaminazioni di ogni tipo con gravi conseguenze sulla salute.

La siccità ha portato una grande carenza di piogge, impoverendo le famiglie e costringendo i bambini a saltare la scuola per andare a raccogliere l’acqua in pozzi sempre più lontani o far pascolare le mandrie dove ancora c’è dell’erba a terra. In queste zone rurali, i fiumi sono quasi del tutto secchi e le persone che riescono a raggiungere le ultime pozze d’acqua devono dividerle con gli elefanti.

ActionAid lavora da anni per intervenire con assistenza alimentare e sanitaria, per la costruzione di pozzi e infrastrutture che possano garantire l’accesso all’acqua potabile, anche per uso domestico e per attività agricole o di allevamento. Inoltre, sensibilizza le comunità sull’importanza del corretto utilizzo dell’acqua come strumento per l’igiene personale e la sua conversazione.

Con l’adozione a distanza puoi garantire anche tu un futuro a questi bambini, che trovano nelle strutture scolastiche non solo istruzione, ma anche sostegno, cibo e acqua potabile.

 

 

Fonti:

iopscience.iop.org

ilfattoquotidiano.it

Focus.it

Agi.it

Fontedisperanza.org