Infanzia negata: il diritto di essere bambini

5 storie per raccontare le conseguenze di vivere senza essere bambini

L'infanzia negata è un bambino senza sogni né futuro; un bambino che non è un bambino se costretto al lavoro e allo sfruttamento, all'esclusione sociale e l'analfabetismo. Storie di bambine sposa, ma anche bambini, di abusi e violenze senza potersi ribellare o capire il perché di tanta sofferenza. Come si nega l'infanzia a un bambino? Ce lo raccontano questi 5 bambini.

Margaret (Kenya)

Una bambina di 10 anni. Margaret e la sua famiglia, letteralmente, vivono in una discarica a poca distanza da Mombasa, la seconda principale città del Kenya. Ogni mattina, all'alba, Margaret si sveglia e comincia a rovistare nella spazzatura in cerca di qualunque cosa possa essere rivenduta. Senza contare il pericolo di contrarre malattie, tagliandosi o scheggiandosi con i rifiuti.
Nei ritagli di tempo, Margaret cerca di andare a scuola. Si concentra molto durante le lezioni e impara il più possibile. Però, di solito arriva in ritardo perché prima deve completare il suo "lavoro" in discarica. Il suo sogno? Semplice: svegliarsi una mattina e rendersi conto di non vivere più in una discarica.

Manuela (Brasile)

Abitava con sua madre nella Strada numero 2 di Rocinha, una delle favelas più grandi di Rio de Janeiro. Qui, si verificavano spesso sparatorie tra la polizia e alcune bande criminali. Manuela, così come sua madre, aveva paura di restare coinvolta in una di esse.
E c'era anche un'altra cosa. Rocinha non è solo una delle favelas più grandi ma anche una delle più povere. Manuela non avrebbe avuto la possibilità di studiare. Senza studiare, non avrebbe avuto la possibilità di costruirsi un futuro.

Kishore (India)

Ha appena otto anni. Un giorno gli capitò un incidente che potrebbe essere considerato, tutto sommato, banale. Stava giocando con la bicicletta, insieme ad altri suoi amici, proprio come fanno tutti i bambini del mondo. A un tratto ebbe un incidente: cadde dalla bicicletta e si procurò una frattura.
In un Paese occidentale, la cosa si sarebbe risolta facilmente. Ma Kishore viveva in India, uno dei Paesi più poveri del mondo. L'ospedale più vicino era a 75 chilometri di distanza. I genitori di Kishore, che lavoravano come braccianti, non avevano né risparmi né potevano permettersi di pagare le cure al loro bambino. Che rischiava di restare menomano a vita. O peggio.

Ety (Bangladesh)

Il bordello Faridpur Rathkhola, in Bangladesh, è, senza mezzi termini, uno dei posti peggiori del mondo. Ety, 12 anni, è nata qui dentro. Sua madre è una sex worker, troppo povera per lasciare questo lavoro. Sempre che non voglia finire in mezzo a una strada con le sue due figlie.
La stanza di Ety si trova accanto a quella della madre. La sente quanto riceve i clienti. La sente quando, di notte, piange. Ety vorrebbe che la madre non facesse più questo lavoro. E spera, con tutta se stessa, di non essere costretta a lavorare a sua volta come sex worker.

Florinda (Mozambico)

La protagonista della quinta storia, in realtà, è una madre. Florinda vive nella zona di Marracuene. E sa cosa significa patire la fame. Ma la sua più grande preoccupazione è il piccolo Arturo, suo figlio. Il suo amatissimo figlio. Florinda vorrebbe che lui non soffrisse la fame. Florinda vorrebbe che Arturo non vivesse in un mondo dove, ogni anno, più di tre milioni di bambini muoiono per cause direttamente o indirettamente riconducibili alla scarsa alimentazione.

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